Interviste sul futuro della rete e della piccola impresa

 

Commenti dei lettori sull'intervista a Giancarlo Livraghi

Le domande dei lettori a Giancarlo Livraghi

 

COMMENTI

Nome: Manlio Castronuovo eMail: m.castronuovo@partner.it
Commento: Desidero ringraziare pubblicamente Giancarlo Livraghi per la sua grande disponibilità e per lo straordinario valore delle risposte fornite. Ritengo che il suo contributo alla diffusione della cultura per la net economy sia, ora più che mai, una straordinaria guida per chi opera professionalmente in rete o per chi ne voglia comprendere la reale essenza.
Nome: Laura eMail: 
Commento: L'intervista è chiara, ben articolata e pone questioni dando ottimi spunti di riflessione, l'ho apprezzata molto.
Grazie per il servizio.

 

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DOMANDE

Nome: Pino Barbiera eMail: noemail
Domanda: 

Gent.mo Giancarlo Livraghi,

innanzitutto vorrei esprimerti il mio apprezzamento per il tuo lavoro che da anni seguo con molto interesse.

In secondo luogo vorrei fare alcune considerazioni su una tua affermazione riguardante la morte dell'internet gratis e più specificatamente "La montagna di insensate chiacchiere sulla "morte dell’internet gratis" deriva dalle difficoltà economiche di alcune imprese del settore editoriale, che devono in un modo o nell’altro generare entrate in funzione dei contenuti che producono. Hanno impostato male i loro progetti di business online, aspettandosi grandi entrate (per esempio pubblicitarie) che non potevano avere e non hanno avuto. Ora si stanno chiedendo come far "quadrare i conti" e hanno idee molto confuse su come riuscirci. Il problema riguarda esclusivamente quel tipo di imprese ­ che sono una delle attività rilevanti in rete, ma non sono l’internet."

Bene se davvero così fosse, cioè se davvero la richiesta di un corrispettivo a fronte della possibilità di usufruire di contenuti di qualità, fosse solo un cambio di rotta delle aziende editoriali per ricavare dei profitti da un business inizialmente ed erroneamente "totally focused" sulla pubblicità(come accade nella realtà offline di questo settore)?

E se davvero internet non fosse terreno fertile per le "vecchie" case editrici, cosa dovrebbero fare quest'ultime? Potrebbero forse continuare a fornire contenuti gratuitamente continuando ad aumentare la già lunghissima lista delle perdite o farebbero forse bene a seguire la logica economico/di mercato secondo la quale sarebbe più opportuno dismettere il business online tornando a focalizzarsi sul core business aziendale.

E se questa fosse la strada chi dovrebbe fornire informazioni online, chi dovrebbe garantire la qualità delle informazioni pubblicate su siti e portali?

Esistono dei modelli di business che le aziende di questo settore dovrebbero perseguire per continuare a giocare un ruolo da player dell'informazione anche on-line?

Grazie e buon lavoro

Pino

Risposta di Giancarlo Livraghi:

Caro Pino Barbiera,

ti ringrazio per il suo gentile apprezzamento delle cose che scrivo.

Non e' facile rispondere alla tua domanda, perchè ci possono essere molte soluzioni diverse e ogni situazione ha caratteristiche proprie.

Come già detto, il problema di trarre guadagno dai contenuti si pone solo per alcuni tipi di attività online, cioè per quelle il cui "prodotto" e' il contenuto (imprese editoriali).

Ci sono molte attività online, con ricchezza di contenuti, che non hanno "fine di lucro". Quindi chi vuole, in qualsiasi modo, trarre un guadagno diretto dall'offerta di contenuti online deve essere in grado di fornire qualcosa in più rispetto a ciò che comunque si può trovare. E questo non e' facile. Un fenomeno paradossale e' che alcune imprese editoriali, nel tentativo di frenare l'offerta gratuita, non hanno fatto altro che peggiorare le qualità del servizio e così ridurre le loro possibilità di successo.

Una delle risorse e' la pubblicità - che non significa solo banner. 

L'errore commesso da molti editori e' quello di aver sopravvalutato le possibili entrate e così di aver speso denaro (prevalentemente in cose strane e alla qualità dei contenuti) in base a progetti faraonici quanto insensati. Su basi più realistiche, ed evitando fastidiose invasività, sarebbe stato (ed e') possibile contribuire in questo modo alla sostenibilità del progetto.

E' anche possibile offrire contenuti gratuiti online come appoggio ad altri servizi - compresa l'attività editoriale "cartacea". Ci sono riviste che da molti anni mettono online tutti i loro contenuti e non hanno perso copie di vendita in edicola o di abbonamenti - anzi, probabilmente, ne hanno guadagnate.

C'e' chi adotta soluzioni più "avare" (cioè, per esempio, offre accesso ai contenuti solo ai suoi abbonati) ma non sembra che finora queste soluzioni si siano dimostrate più efficaci di quelle "generose".

In alcuni casi (per esempio di servizi fortemente specializzati su specifiche discipline scientifiche o attività professional) e' possibile offrire contenuti a pagamento. Sempre che la qualità del servizio offerto

valga il prezzo richiesto (so che questa affermazione e' banale, ma molti progetti online si sono basati sulla sciocca idea che il concetto di prezzo-valore possa essere sconvolto con una varieta' di trucchi e di artifizi insostenibili).

Ci sono infinite altre possibiltà secondo le specifiche situazioni. Per esempio l'offerta di contenuti gratuiti online può essere accompagnata dalla disponibilità di qualcos'altro a pagamento. Un esempio classico e' quello di una libreria online (come Amazon). E' una fonte estesa di informazioni gratuite sui libri e sui loro contenuti, comprese recensioni eccetera. Quanto migliori sono quei servizi, tanto maggiore e' la probabilità che qualcuno compri un libro - e, naturalmente, lo paghi.

Nell'infinita varietà delle soluzioni possibili, il punto fondamentale e' sempre lo stesso. Progetti realistici, investimenti "scalabili", sperimentazione continua - e soprattutto soluzioni pensate dal punto di vista del lettore. Non e' difficile, ma ci vuole tempo e pazienza. 

Credo che abbiano più probabilità di successo durevole le soluzioni meno "miopi" e perciò più capaci di offrire reale valore. In questa prospettiva partire dalla bislacca idea che "nulla mai più potrà essere gratis" non e' miopia, è cecità. Come i fatti hanno già dimostrato.

La sostanza e' che troppi progetti online sono stati impostati su aspettative "miracolistiche" e perciò sono falliti. Sembra che molti trovino difficoltà a uscire da quelle ipotesi insensate e ripensare su prospettive più realistiche.

Cordialmente,

Giancarlo Livraghi

 

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Risposta di Giancarlo Livraghi:

 

 

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